Turbolenza della Folla – evitare tragedie come alla Loveparade 2010 e il ponte Jamarat 2006
![](https://www.andyllon.it/wp-content/uploads/2017/05/loveparade_jamarat.jpg)
Lo Studio dei movimenti delle Persone in situazioni molto affollate e ad alto rischio può aiutare a prevenire incidenti durante eventi importanti ed evitare il fenomeno descritto come “Turbolenza della Folla”.
In un blog dove si parla di tecnologia potrebbe sembrare fuori tema un articolo in cui si analizzano le dinamiche della folla, ma questo è vero solo in parte, in quanto il monitoraggio e le decisioni prese nell’immediatezza possono essere effettuati con l’utilizzo di sistemi di video sorveglianza CCTV o anche riprese e immagini di giornalisti eventualmente presenti all’evento così come video amatoriali fatti da telecamere e telefonini, quindi può essere utile a molti capire determinate dinamiche per poterle affrontare sia dalla parte degli spettatori (potenziali vittime) che di quello degli organizzatori (potenziali inneschi). Per capire come la tecnologia possa aiutare in questi frangenti analizziamo due diverse tragedie avvenute in contesti completamente differenti ma con le stesse dinamiche di base, partendo dallo studio della turbolenza di folla, ossia quel meccanismo che si può innescare quando ci troviamo in presenza di un sovraffollamento.
Come è mia prassi, e che sa bene chi segue i miei articoli, sono solito non limitarmi a narrare i fatti e scrivere due righe di riflessione, ma cercare di essere il più approfondito e preciso possibile, per cui, a volte i miei post possono risultare un tantino lunghi, ma io credo che se si vogliono fornire le giuste informazioni e far comprendere un evento sia indispensabile documentarsi bene, analizzare i fatti, raccogliere il materiale e poi solo alla fine (a volte un articolo richiede anche diversi mesi per essere concluso) rendere pubblici i risultati; questo è maggiormente vero per delle tragedie, come quelle qui riportate, in rispetto delle persone che hanno perso la vita e dei loro familiari. Per cui vi auguro buona lettura e come sempre aspetto i vostri feedback.
Sappiamo bene che gli assembramenti possono essere pericolosi, e anche fatali quando si scatenino fenomeni di panico. Ma la tragedia può essere evitata monitorando il movimento delle persone e rilevando le transizioni di fase che si possono osservare nel moto della folla. È questo il risultato di uno studio condotto da due ricercatori del Politecnico di Dresda e che è possibile scaricare in PDF qui di seguito:
From Crowd Dynamics to Crowd Safety: A Video-Based Analysis
Dirk Helbing e Anders Johansson hanno analizzato le immagini video del disastro avvenuto nel gennaio 2006 alla Mecca, presso il ponte Jamarat, nel quale persero la vita 300 pellegrini. Hanno quindi sviluppato un algoritmo che ha determinato velocità e posizione delle singole persone presenti nella folla che si dirigeva verso il ponte, nell’arco di 45 minuti.
L’analisi ha individuato tre fasi. 1) Nella prima i pellegrini si avvicinavano al ponte, ma la velocità del flusso diminuiva via via che la folla si addensava. 2) Improvvisamente però la folla ha subito una transizione di fase passando a un movimento “stop and go” che si è propagato come un’onda lungo la direzione di movimento (per movimento stop and go si intende quando una moltitudine di persone prima si sposta in una direzione, poi si ferma per spostarsi poco dopo in un’altra direzione, provocando un fenomeno simile a quello dell’acqua che si sposta in una bacinella che viene inclinata da una parte e l’altra). Questa onda è durata circa 20 minuti mentre il movimento verso il ponte continuava a rallentare e la densità a crescere con conseguente riduzione degli spazi, 3) fino a che a un certo punto si è assistito alla terza, drammatica transizione di fase. Gruppi di persone hanno iniziato a muoversi casualmente in tutte le direzioni per cercare di trovare dei varchi, in un fenomeno che i ricercatori hanno descritto come “turbolenza della folla” e che ha provocato un saturamento di tutti gli spazi vuoti (un’analisi sociale ha rilevato come lo spazio minimo per una persona al fine di evitare le sollecitazioni della folla sia di 90 centimetri, sotto cui si è sempre più soggetti a non riuscire a reagire e contrastare tali sollecitazioni, divenendo impossibilitati a prendere decisioni autonome sui movimenti ma soggiacendo a quelli complessivi di tutto il gruppo) con conseguente impossibilità per i singoli di poter trovare una via di passaggio tra tutte le persone ammassate, subendo una compressione del proprio corpo da diverse direzioni; tale compressione diventa talmente forte da procurare delle fratture ossee e lo schiacciamento della gabbia toracica con conseguente morte per asfissia.
Secondo Helbing e Johansson, la turbolenza può essere stata generata da un momento di panico di singoli individui sparsi, che per aumentare il proprio spazio personale hanno iniziato a spingere in tutte le direzioni, determinando nella folla un’onda di pressione sempre più forte.
Lo studio ha anche rivelato che le morti e le lesioni più gravi si sono verificate una decina di minuti dopo l’inizio della turbolenza, fra i 20 e i 30 minuti dopo l’inizio della fase “stop and go“. Si è inoltre rilevato come una volta iniziata la terza fase, quella della turbolenza, se non intervengono fattori esterni a tentare di risolverla, questa si può protarre per lunghissimo tempo, con conseguenze catastrofiche a livello di vite umane in pericolo. I fattori esterni possono essere persone, mezzi, strutture o modifiche morfologiche dei luoghi e dei tempi. Si è accertato ad esempio che in una situazione di sovraffollamento, se all’interno del gruppo vengono messi degli “agenti di controllo“, ossia persone che siano in grado di guidare il comportamento della folla (stimati in 1 soggetto ogni 300 persone circa) si può scongiurare la fase della turbolenza; da simulazioni eseguite in diverse università si è dimostrato come la folla, in una situazione di elevato stress e con numerose presenze tenda a seguire le indicazioni di una singola persona se questa si dimostra abbastanza competente o comunque molto sicura di sè. Oltre a tali “agenti di controllo” il cambiamento di fase può essere scongiurato se vi siano evidenti indicazioni visive sul comportamento da tenere e soprattutto le direzioni da prendere in caso di emergenza, per cui cartellonistica molto grande, magari anche luminosa che indichi il persorso da seguire così come frecce vistose che possano segnalare eventuali uscite di sicurezza nelle vicinanze, sono fattori che contribuiscono ad evitare gli assembramenti pericolosi.
Le Fasi di transizione sopra descritte possono essere rilevabili anche in un altra tragedia avvenuta il 24 luglio del 2010 a Duisburg in germania, dove ebbe luogo la diciannovesima edizione della Loveparade, popolare festival grautito di musica dance e techno che prevedeva che alcuni camion con sopra dj e ballerini sfilassero per le trade delle città con centinaia di migliaia di persone al seguito. L’ edizione del 2010 fu la prima (e l’ultima) che si svolse in un luogo chiuso, la cui capienza stimata era di 250.000 persone, ma a cui invece parteciparono tra le 300.000 e le 450.000 persone.
![](https://www.andyllon.it/wp-content/uploads/2017/04/dui_00_672-458_resize-300x300.jpg)
Ma cosa successe quel giorno di luglio del 2010? Quella che segue è la cronaca degli eventi come ricostruita dagli investgatori e da diverse testate giornalistiche che si sono interessate ai fatti:
L’entrata nella stazione iniziò alle 12:00 CEST (10:00 UTC) attraverso un tunnel di 240 metri dal lato est oltre una serie di sottopassaggi dal lato ovest. Entrambi gli ingressi si riunivano poi su una rampa (tunnel Karl-Lehr-Strasse) che era l’unico punto di ingresso e di uscita dall’area del festival ( spiana della “Gueterbahnfof”, lo scalo merci abbandonato della Deutsche Bahn, le ferrovie tedesche).
Alle 16.30, a causa del sovraffollamento, gli organizzatori chiesero alla polizia di bloccare l’afflusso dei partecipanti. La polizia annunciò tramite altoparlanti alle persone in attesa che non era più consentito l’ingresso e chiuse l’accesso all’area del festival. La folla continuò però a entrare dall’altro lato del tunnel, ignorando l’avvertimento, e in breve tempo l’area all’uscita del tunnel divenne sovraffollata.
A causa del sovraffollamento la situazione divenne presto insostenibile e nacque una calca improvvisa che causò i feriti e le morti, di cui la maggior parte avvenne per schiacciamento della cassa toracica. Per evitare ulteriori scene di panico la manifestazione fu fatta proseguire sino al termine, senza informare il resto della folla della tragedia appena avvenuta.
Di seguito una galleria di video presi da youtube che mostrano molto bene come si sviluppò la situazione e cosa avvenne subito dopo.
GALLERIA VIDEO
Uno degli errori che facciamo come singoli e’ di credere che quando ci troviamo in condizioni come il sovraffollamento valgano le normali regole della vita di ogni giorno, pensiamo infatti che anche se siamo bloccati, l’importante sia rimanere in equilibrio perche’ le persone che muoiono sono quelle che cadono e rimangono schiacciate. Purtroppo non è così perchè la folla genera una pressione meccanica che puo’ raggiungere livelli insostenibili, quindi possiamo rimanere in perfetto equilibrio sorretti dalla massa, ma subire da essa una pressione cosi’ forte da renderci impossibile respirare. Ed infatti le vittime di questi disastri spesso muoiono in piedi per anossia, mancanza di ossigeno nel cervello.
Chi dovrebbe quindi provvedere ad evitare tali situazioni in primis sono gli organizzatori che già in anticipo dovrebbero prevedere ed individuare i punti critici che possano generare sovraffollamenti o colli di bottiglia; a tale scopo sono nati anche diversi software come Myriad, che riesce a simulare 250’000 persone in tempo reale o EXODUS e’ stato ideato dal prof. Edwin Galea (University of Greenwich, UK) per studiare il comportamento delle persone che fuggono da incendi, così come il programma creato da Chris Johnson che è stato utilizzato in campo operativo per prevenire queste problematiche alle Olimpiadi di Pechino.
Un altro aspetto importante e’ prevedere dei mezzi di comunicazione sul luogo (ad esempio, altoparlanti potenti e ben distribuiti nelle zone di percorrenza) per poter comunicare chiaramente con la folla e disciplinarla in tempo quando si notano situazioni potenzialmente critiche.
![](https://www.andyllon.it/wp-content/uploads/2017/05/Übersichtskarte_Loveparade_Duisburg_2010-300x300.jpg)
Numeri | POSIZIONE |
---|---|
Rosso | porte di sicurezza |
Arancio | percorso pianificato |
Giallo | percorso effettivamente usato |
Magenta | percorsi di emergenza |
Verde | area festival |
1 | porta di sicurezza ovest |
2 | porta di sicurezza est |
3 | ingresso principale (due tunnel larghi 20 m, rampa larga 50 m) |
4 | ingresso VIP / via di fuga nord |
5 | via di fuga sud / servizio medico |
6 | Bethesda Hospitaller clinical center |
7 | ingresso VIP / servizio medico |
8 | servizio medico centrale |
9 | eliporto di emergenza |
10 | servizio medico |
11 | eliporto di emergenza |
12 | Stazione centrale Duisburg |
13 | stazione autobus / stazione metropolitana |
14 | „Sideshow“ |
15 | „Sideshow“ |
Uno studio molto interessante sui movimenti della folla e la tragedia della LoveParade è stato fatto da Dirk Helbing e Pratik Mukerji nel loro lavoro intitolato: “Crowd Disasters as Systemic Failures: Analysis of the Love Parade Disaster” che è possibile scaricare dal link seguente, in cui è possibile leggere anche una timeline degli eventi:
Crowd Disasters as Systemic Failures Analysis of The Love Parade Disaster
Le polemiche maggiori si ebbero come era prevedibile contro gli organizzatori e le autorità locali, principalmente perchè è stata fatta continuare la festa piuttosto che interrompere l’evento, ma anche per il numero esiguo di agenti impiegati nella gestione dell’ ordine pubblico; è stato accertato inoltre che sono mancate le comunicazioni (nella sala operativa centrale dove erano presenti un operatore video e un poliziotto che dovevano monitorare i video della sorveglianza, non erano muniti di apparato radio, e non erano in grado di chiamare con il telefono in quanto a causa delle numerose presenze la rete cellulare era collassata, provocando un notevole ritardo sugli interventi da parte delle squadre di soccorso.)
Un cronista del Bild, presente sul luogo della tragedia, scrive sull’edizione online del tabloid tedesco che tutto è accaduto “all’entrata principale dell’area, un vero e proprio imbuto. Visto il sovraffollamento, migliaia di persone hanno cercato di abbandonare l’area della vecchia stazione merci, mentre altrettante premevano, al contrario, per raggiungere il palco. Si sono scontrati schiacciandosi a vicenda, risucchiate dalla ressa. Molti fra i feriti hanno avuto bisogno di un intervento di rianimazione“. Racconta al Bild Marius, 18 anni, uno dei partecipanti alla Love Parade: “Non c’era possibilità di fuga, la gente creava un muro, ho avuto paura di morire“. E una ragazza: “Ho avuto fortuna perché ho trovato un piccolo buco, ma accanto a me sono morte due donne“.
Un altro testimone ha detto ai giornalisti di aver avvertito la polizia 45 minuti prima dell’incidente. “Eravamo in mezzo al tunnel, sempre più gente cercava di entrare” ha detto Fabio, 21 anni “eravamo quasi arrivati all’uscita ma la folla non riusciva ad avanzare. Io e la mia fidanzata siamo tornati indietro, riuscivamo appena a respirare. Abbiamo dovuto farci largo a gomitate e abbiamo detto alla polizia che si poteva scatenare un panico di massa. Lo abbiamo fatto circa tre quarti d’ora prima che tutto accadesse…“.
![](https://www.andyllon.it/wp-content/uploads/2017/05/loveparade342_v-gseapremiumxl.jpg)
L’organizzatore della LoveParade, Rainer Schaller (il secondo a partire da destra sulla foto sopra), che gestisce anche lo sponsor principale, la catena di fitness McFit, ha mosso una serie di accuse alla polizia. Schaller, 41 anni, ha detto che il disastro è stato scatenato da un “ordine fatale” dato dalla polizia per aprire l’estremità occidentale del tunnel. Questa apertura sarebbe avvenuta prima che gli organizzatori avessero chiuso 10 su 16 porte che portavano all’entrata, al fine di veicolar eil flusso di persone, perché c’era il rischio che il festival potesse diventare sovraffollato, ha detto Schaller.
I funzionari di Polizia coinvolti nell’evento hanno detto a SPIEGEL ONLINE che hanno avuto l’impressione che gli agenti che controllavano gli ospiti all’ingresso erano stati sopraffatti dalla dimensione della folla e che ciò ha portato alla congestione massiccia nel tunnel e sulla rampa che porta da esso al festival. “Eravamo tutti in attesa di ordini, che non sono mai arrivati“, ha detto a uno dei 1.080 agenti al giornale Bild. “All’improvviso c’erano corpi ovunque: le uscite di emergenza in cima alla rampa sono state aperte dalla polizia quando era troppo tardi“, ha riferito un agente al Bild. “Le radio sono così vecchie che non sono buone neanche per ottenere pezzi di ricambio“, ha dichiarato Andreas Nowak, membro della federazione di polizia per lo stato del Nord Reno-Westfalia, dove si trova Duisburg. Lo stesso aggiunge, sempre parlando delle dotazioni in uso alla polizia del posto: “I funzionari ripetutamente arrivano in punti morti dove non i segnali radio non giungevano e quindi non potevano essere raggiunti in caso di emergenza. Spesso usavano il loro cellulare privato perché era l’unico modo per rimanere in contatto“- Anche se quel sabato di luglio neanche i cellulari potevano aiutare visto come abbiamo già detto che la rete cellulare era collassata.
Ci sono pareri discordanti anche sul numero effettivo dei partecipanti, che per gli organizzatori non arrivavano a 250.000 mentre per la polizia superavano i 400.000. In base alle precedenti edizioni e dalla stima che è possibile fare il numero che maggiormente si avvicina al vero è molto probabilmente quello riferito dalle autorità, in considerazione anche del fatto che la capienza massima dell’area scelta per l’evento, comprese le rampe di accesso è di 250.000 persone, dall’analisi delle immagini e dei filmati ognuno può valutare da sè quale sia effettivamente il dato che più si avvicini alla realtà.
Il rimbalzo delle accuse tra organizzatori e autorità è continuato nel corso degli anni successivi senza che ad oggi vi siano state ammissioni o vi siano potute accertare responsabilità certe da una parte o dall’altra.
Un agente di polizia della città di Colonia che ha ispezionato il sito di Duisburg prima del festival ha detto al giornale Express: “Ci sono state 12 a 13 ispezioni e ogni volta che ci siamo andati abbiamo convenuto che il piano avrebbe causato il caos, che la gente sarebbe potuta ferirsi o rimanere uccisa “, ha detto. Ma gli avvertimenti sono stati sempre ignorati. “Ci hanno sempre detto che non era in discussione. L’amministrazione comunale era convinta che la Love Parade dovesse svolgersi“.
Così come un Ufficiale dei vigili del fuoco del posto, che intervistato dalla stampa locale riferisce che nel 2009 inviava una lettera al sindaco della città riferendo che il sito era fisicamente inadatto ad ospitare un evento di tale portata.
Michael Böcker, presidente dell’unione dei vigili del fuoco per lo Stato del Nord Reno-Westfalia, ha dichiarato a SPIEGEL ONLINE: “Le norme relative ai siti di montaggio sono state ignorate e le persone che hanno firmato l’approvazione sono colpevoli“. Il sindaco Adolf Sauerland, che è stato sotto la protezione della polizia fino alle dimissioni a causa delle minacce contro di lui, ha detto al giornale Rheinische Post: “Non sono a conoscenza di eventuali avvertimenti“. Il sindaco è stato poi rimosso dal suo incarico con una petizione popolare, ed è stato oggetto anche di lanci di ketchup durante diversi comizi, sebbene lo stesso non abbia mai accennato al fatto che forse vi potevano essere responsabilità da parte sua nel rilascio delle autorizzazioni.
Il portale di notizie di Internet DerWesten.de ha segnalato che Sauerland era stato informato dei dubbi della polizia quattro settimane prima della LoveParade. Il sito web ha pubblicato ciò che sarebbe stato detto in una riunione in cui le obiezioni dell’amministrazione sono dettagliatamente descritte e che, ha detto il rapporto, è stato inviato anche a Sauerland. Secondo DerWesten, i verbali documentano una riunione del 18 giugno tra gli organizzatori della Love Parade, con i vigili del fuoco, il servizio sanitario locale e Wolfgang Rabe, il primo funzionario di Duisburg in materia di salute e sicurezza. La trascrizione indica che Rabe esercita pressione sull’ufficio di pianificazione delle costruzioni durante la riunione. “Il sig. Rabe ha affermato in questo contesto che il sindaco desidera che l’evento avvenga e che si debba trovare una soluzione. Non ha accettato le richieste dell’ufficio di progettazione che l’organizzatore dovrebbe presentare un progetto appropriato“. Il capo dell’ufficio di costruzione, Jürgen Dressler, ha scritto sulla trascrizione che ha rifiutato qualsiasi responsabilità per l’evento. “Questo non implica in alcun modo un comportamento amministrativo ordinato e un’adeguata pianificazione“, ha scritto a mano sulla trascrizione. Una portavoce dell’amministrazione comunale di Duisburg ha rifiutato di commentare la trascrizione.
Nel corso del tempo sono comunque emersi dei fatti oggettivi che fanno pensare che effettivamente le autorità cittadine abbiano avuto un ruolo centrale nell’organizzazione dell’evento. Ad esempio durante alcune audizioni davanti alla commissione d’inchiesta, più di un dipendente comunale ha riferito che la LoveParade era fondamentale per l’economia della città che stava vivendo un periodo di recessione molto importante con diversi abbandoni da parte dei cittadini residenti e indifferenza da parte delle autorità statali centrali che non vedevano più il bacino della rurhr come area strategicamente importante per la crescita della nazione. Sembrerebbe che tra le tante idee messe in campo per cercare di risolvere la situazione, si sia poi fatta strada quella che prevedeva la rinascita della regione come possibile attrattiva per i giovani con la speranza di un ripopolamento, e quale modo migliore di pubblicizzare la cosa se non tramite l’organizzazione della Love Parade che avrebbe attirato migliaia di ragazzi. L’idea del sindaco e dello staff comunque era quello di far diventare la regione come unico luogo ove si sarebbe svolto l’evento negli anni a venire allestendo una campagna publicitaria senza eguali al fine di invogliare poi questi giovani ad iscriversi alle università, a trovare lavoro nella zona ed a contribuire alla crescita economica. Idea di per sè non malvagia, ma dalla realizzazione, come vedremo, completamente sbagliata, tanto da far passare alla storia la città di Duisburg non come quella della rinascita ma come quella della più grande tragedia mai avvenuga in un evento musicale itinerante.
Ma quali insegnamenti possiamo trarre dalla tragedia della LoveParade del 2010 a Duisburg, per evitare il ripetersi di altri eventi simili? In primis va ricordato che in casi di sovraffollamento non va mai distolta l’attenzione e percepire qualsiasi cambiamento nei comportamenti della folla; a Duisburg per esempio primi problemi con i visitatori sono stati segnalati intorno alle 15:31. Tuttavia, c’erano rapporti già dalle ore 13:40 che dimostrano che le persone in attesa di accesso avevano difficoltà a respirare e hanno chiesto di aprire le uscite di emergenza (cosa che non è accaduta). Questi problemi dimostrano che la capacità di accesso era ben al di sotto della domanda.
Se è vero che in queste situazioni sia necessario un coordinamento centrale, è anche vero che può succedere, come avvenne alla LoveParade, che le comunicazioni da parte di questo coordinamento non avvengano o arrivino in ritardo, per cui gli uomini della sicurezza e la polizia preposta alla gestione dell’evento che si trovano sul campo, molto vicino a possibili punti di sovraffollamento (stampede in inglese), devono necessariamente prendere decisioni critiche che possano salvare vite, anche senza aver notiziato prima i superiori. (Dai filmati è possibile scorgere più di un agente presente vicino alla zona dove poi sono avvenuti gli incidenti, e questi agenti, in assenza di disposizioni superiori hanno l’obbligo morale di intervenire per quanto è in loro potere al fine di scongiurare catastrofi, per cui se uno qualsiasi di loro abbia avuto il sentore che le cose stessero degenerando, avrebbe dovuto dare ascolto ai pareri del pubblico quando venne riferito delle difficoltà di spazio nella folla ed agire quindi prontamente di conseguenza. Se tale comportamento poi avrebbe dato luogo ad eventuali procedimenti disciplinari, non è comunque paragonabile alla certezza di aver salvato vite umane.
I problemi relativi alle code delle persone si aggravano quando queste sono lunghe e larghe, e si ha la percezione che pochi o nessun progresso sia visibile. In tali situazioni, la gente subconsciamente ridurrà ancora la distanza. Sebbene la riduzione della distanza possa essere trascurabile, il cosiddetto “effetto in coda” creerà l’impressione del progresso. Tale fenomeno è visibile in quasi tutte le occasioni ove si formano delle code, ove all’inizio ognuno si attesta sul suo spazio in attesa, per poi cercare di spostarsi in avanti quando questa attesa si protrae per lungo tempo, facendo ridurre di molto le distanze e gli spazi tra gli individui (teniamolo a mente quando ci troviamo all’interno di una coda, e facciamo in modo di mantenere sempre i nostri spazi minimi di manovra) Tuttavia, questo spostamento in avanti, eseguito al fine di provare a far accellerare la coda, provocherà anche una compressione della folla. Quando la distanza diventa molto piccola, ci saranno contatti involontari del corpo, che possono aggiungere e causare spinte non intenzionali. Si noti che la transizione da una situazione accettabile con contatti del corpo rari ad una situazione stressante con frequenti contatti può avvenire in maniera abbastanza brusca ed in un lasso di tempo molto breve. La gente può interpretare questo comportamento come spinte intenzionali, innescando nelle persone stress e aggressività. Raggiunta una certa densità può anche diventare necessario lo spingere gli altri in modo da poter respirare.
Se le persone devono aspettare a lungo e non sono informate sulle ragioni della coda e dell’attesa, diventano impazienti e possono iniziare a spingere intenzionalmente (perché, come già accennato, suppongono che i progressi possano essere accelerati). Mentre la spinta più impaziente avviene in mezzo alla coda, la situazione diventa di solito più critica sulla parte anteriore (anche se le persone che spingono da dietro non possono vedere questo e si trovano in condizioni meno affollate).
La situazione è particolarmente negativa dietro gli imbuti, le strozzature. Queste possono creare “trappole” senza alcuna possibilità di fuga. Tali situazioni devono essere generalmente evitate. Ciò significa anche che il controllo del flusso non è una soluzione per ogni problema. Richiede molta pianificazione e schemi adatti che possano cambiare in base alle circostanze.
![](https://www.andyllon.it/wp-content/uploads/2017/05/IMG_20170503_170237.jpg)
Secondo la valutazione fornita dallo studio da parte di Dirk Helbing e Pratik Mukerji, che si basa principalmente sull’analisi dei video, si doveva aspettare ad aprire i punti di accesso dato che l’area del festival e la capacità di afflusso erano piccole (in particolare perché l’accesso all’area è stato anche ritardato dai lavori di livellamento che impegnavano una parte della rampa e degli accessi). Il problema è che i tempi di attesa per l’ingresso possono essere spesso pari a diverse ore e l’accesso all’animazione, al cibo, all’acqua e ai servizi igienici doveva essere abbastanza limitato al di fuori dell’area del festival, il che ha di fatto sollecitato la folla ad entrare facendo aumentare notevolmente il flusso. Tuttavia, i problemi sulla rampa erano ancora più gravi dei punti di accesso. Essi erano legati principalmente alla limitata accoglienza della stessa rampa di accesso. Un’analisi dei video di sorveglianza suggerisce inoltre che che i carrelli (cioè i camion di musica in movimento con sopra dj e ballerini) che avrebbero dovuto “tirare” i visitatori insieme a loro, come previsto dai pianificatori, non ebbero un impatto abbastanza efficace. Anzi, dalla visione die filmati e dalle testimonianze dei presenti, sembrerebe che i camion addirittura ostruivano l’afflusso dei visitatori in arrivo perchè sostavano davanti alla rampa di accesso aumentando in questo modo la possbilità di creazione di possibile sovraffollamento. Infatti si nota che mentre l’afflusso delle persone non è mai stato interrotto completamente prima che si iniziasse a creare dei cordoni di contenimento, la coda che si forma nella parte superiore della rampa varia notevolmente nel tempo. L’afflusso all’area è stato particolarmente basso, quando un camion è stato rallentato e si è fermato intorno alle 15:31 nei pressi della rampa, gravissimo errore di valutazione, che ha contribuito a generare l’affollamento che poi ha innescato la “turbolenza della folla“.
Quando gli organizzatori si sono accorti del notevole afflusso, all’inizio forse hanno pensato che bastava mettere degli addetti alla fine della salita della rampa per “tirare” le persone e farle spostare in luoghi meno affollati, ma il numero di questi addetti era evidentemente molto sotto dimensionato, per cui, tale opera di “spinta” non dette i frutti sperati.
Nei video registrati alla Love Parade, il fenomeno della turbolenza della folla comincia ad apparire tra le 16:34 e le 16:36. Intorno allo stesso orario si possono sentire urla dolorose e alcune persone che gridano per la loro vita e per avere aiuto. In questa situazione, almeno alcune persone devono aver sperimentato uno stato psicologico di panico. Tuttavia, non c’erano segni di movimenti sistematici improvvisi della folla in una certa direzione e nessuna persona ancora ‘striscia’ in cima agli altri. Intorno alle 16:40, le forze della folla erano così critiche che si nota anche il palo di un segnale stradale piegato ed una donna incoscente che viene spostata in alto. Intorno alle 16:45, molte persone hanno cercato di elevarsi fuori dalla folla salendo su un cartellone davanti al cartello stradale. Circa nello stesso tempo, molte persone tra il cartellone e la scala hanno alzato le braccia in aria (il filmato dovrebbe essere visto in modalità a schermo intero per vedere bene). Questo è di solito il segno che sono caduti a terra e stanno cercando aiuto da altri per tornare in piedi. Secondo i due studiosi è il primo segno che la gente stava morendo o probabilmente morirà di lì a breve. Alle 16:51, un veicolo di emergenza è entrato nella rampa, ma si stava occupando di altri problemi, e ha contribuito anche a far comprimere ancora di più la folla che cercava di consentirgli il passaggio.. Intorno alle 16:55 un gruppo di persone si stava spostando attraverso la folla verso il tunnel Occidentale per guadagnare l’uscita ed allo stesso tempo, alcune persone stavano cercando di “strisciare” sugli altri, sperando di sfuggire alla situazione. Seppure questo era chiaramente un comportamento potenzialmente nocivo, non è certo che abbia provocato uccisioni di altri e si è verificato in circostanze in cui la propria vita era seriamente minacciata (che non dovrebbero essere fraintese come giustificazioni di tale comportamento). I Primi morti sono stati segnalati alle 17:02.
![](https://www.andyllon.it/wp-content/uploads/2017/05/Crowd-Disasters-as-Systemic-Failures-Analysis.jpg)
In conclusione dell’analisi i due studiosi affermano che finora, la causa della catastrofe di massa a Duisburg non è ancora stata rivelata con certezza. Se la folla non entrò in uno stato di panico generale, e la gente non è morta a causa di altri che cadono su di loro, e una corsa verso la scala non ha causato la catastrofe, quale fu allora il motivo?
La risposta sta nella dinamica della folla, che è emersa involontariamente, quando la densità è diventata troppo alta. John Fruin descrive la situazione come segue: “In occupazioni di circa 7 persone per metro quadrato la folla diventa quasi una massa fluida. Le onde d’urto possono essere propagate attraverso la massa, e diventare sufficienti a spingere e spostare le masse per una distanza di 3 metri e più, provocando una compresiosne che letteralmente solleva le persone da terra, rendendo difficle respirare e quindi causare asfissia compressiva“. In parole semplici, questo significa che i polmoni delle vittime sono stati compressi così tanto che non sono riuscite a respirare abbastanza per ottenere la quantità richiesta di ossigeno per sopravvivere. L’asfissia compressiva è stata anche identificata come causa di morte in molti altri disastri della folla.
Secondo studi recenti, spesso non è solo la densità che uccide (“schiacciando”) le persone, ma le particolari dinamiche che si verificano quando la densità è così alta che l’interazione fisica tra le persone inavvertitamente trasferisce le forze da un corpo ad un altro. In queste condizioni, le forze della folla possono sommarsi e possono formarsi catene di forza, in modo che le direzioni e le forze che agiscono sul corpo di un individuo nella folla sono largamente variabili e difficili da prevedere. Di conseguenza, nella folla si verifica una dinamica collettiva incontrollabile, chiamata «turbolenza di folla». Le forze in questo stato dinamico della massa possono causare vari infortuni (in particolare del petto, come in schiacciamenti di massa). Sono così gravi che non possono nemmeno essere controllati da un gran numero di forze di polizia. Gli individui sono esposti a grande rischio di perdere lìequilibrio e inciampare.
Una volta che le persone sono cadute, costituiscono ostacoli agli altri e sono schiacciati da altre persone che gli cadono sopra, dal momento che non possono più controllare i loro passi come vorrebbero. Quindi, anche le persone circostanti potrebbero inciampare, il che crea un’ effetto domino,in cui nessuno può facilmente rialzarsi.Quelli sul fondo hanno gravi difficoltà a respirare e probabilmente soffocano se questo stato dura troppo a lungo, visto il peso degli altri.
Dopo la catastrofe della LoveParade di Dusiburg, quando la situazione era ben lungi dall’essere chiara, uno degli autori ha congetturato che “la turbolenza della folla” era la probabile causa delle vittime. Le testimonianze dei presenti e l’analisi delle registrazioni video confermano questa ipotesi. Quindi, cercando di ricostruire gli ultimi istanti della catastrofe possiamo dichiarare quanto segue:
La turbolenza della folla può essere osservata almeno dal minuto 16:34 circa, intorno al palo e dal minuto 16:39 nella parte inferiore della rampa. Prima delle 16:48, un notevole numero di persone è caduto a terra tra il tunnel e la scala, approssimativamente nella posizione dove le simulazioni eseguite successivamenbte al computer hanno indicato le maggiori pressioni della folla. La situazione è degenerata ulteriormente intorno al minuto 16:53, quando la turbolenza della folla ha colpito quasi l’intera ampieza della rampa sia in larghezza che in lunghezza, vale a dire che centinaia o migliaia di persone venivano spostate dalla pressione degli altri senza possibilità di intervenire; molti di loro inciampavano e cadevano sugli altri che finivano per essere soffocati in quanto non vi era abbastanza forza per contrastare il fenomeno e riportare in piedi quelli caduti. A conferma di questo vi sono anche i numerosi tentativi di rianimazione messi in atti da parte di personale medico e degli stessi spettatori, sia durante che dopo la tragedia. Al termine, quando finalmente si è riusciti a riportare la situazione alla normalità si è compresa realmente la gravità dell’evento che ha provocato la morte di 21 persone con età compresa tra i 18 ed i 38 anni, provenienti da Germania, Spagna, Paesi Bassi, Australia, Cina, Italia e Bosnia Erzegovina.
Tutto questo studio non sarebbe stato possibile senza il materiale amatoriale girato sul posto dai partecipanti all’evento. Infatti, nessun filmato messo a disposizone dalle autorità e dai media tradizionali può essere solo largamente paragonato a quelli registrati in presa diretta dagli stessi protagonisti, molti dei quali subiranno conseguenze fisiche drammatiche, fino alla morte. Per evitare che ciò non accada in futuro è necessario imparare dal passato, analizzare i propri errori e non farsi trovare impreparati. Spero, nel mio piccolo, di aver contribuito a questo processo di evoluzione portando alla vostra conoscenza i fatti legati alle tragedie della LoveParade di Duisburg del 24 luglio 2010 e del pellegrinaggio alla Mecca con gli incidenti avvenuti al Ponte Jamarat il 12 gennaio 2006.
AL SEGUENTE LINK E’ POSSIBILE VEDERE DELLE IMMAGINI A 360° DEI LUOGHI DOVE AVVENNERO GLI INCIDENTI: http://www1.wdr.de/loveparade150.html
In conclusione il mio pensiero non può che andare alle vittime, ai loro familari, ai feriti, ai testimoni oculari e a tutte le persone che hanno permesso che si potesse sapere come si svolsero i fatti rendendo pubblico moltissimo materiale privato. Grazie!
AGGIORNAMENTO DI APRILE 2017
E’ notizia di questi giorni che la corte di appello di Duisburg, germania, ha deciso che il processo per gli incidenti avvenuti alla LoveParade del 2010 dovrà essere celebrato e 10 persone sono state rinviate a giudizio. Gli indagati, sei dipendenti comunali di Duisburg e quattro della società organizzatrice devono rispondere di omicidio colposo. In precedenza il Tribunale locale aveva invece deciso per l’archiviazione per insufficenza di prove.